Se gli organi di informazione disinformano sull’effetto serra

“Le vittime sul ghiacciaio non hanno niente di esotico, erano persone in vacanza, gente comune. La verità è che abbiamo cominciato a morire di cambiamento climatico anche noi, in Italia”. Così il sottotitolo dell’articolo “Marmolada, quei morti per il clima”, uscito su Repubblica [1]. Quest’articolo è l’emblema della sottile, gravissima disinformazione che i cittadini continuamente hanno sul cambiamento climatico. Le 11 persone morte sulla Marmolada non sono infatti i primi italiani morti a causa del cambiamento climatico. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (un organismo tecnico della UE) ha istituito un database degli eventi dovuti al cambiamento climatico (tempeste, bombe d’acqua, ondate di calore, siccità ecc.) che riporta anche il numero delle vittime e una stima dei danni economici. I morti provocati dal cambiamento climatico in Italia sono 21.603, cioè 1.964 volte di più di quelli che Repubblica indica [2]. Una disinformazione eclatante e pericolosa perché l’articolo non nega per nulla il cambiamento climatico (cosa che nessuno più osa fare dopo la mole enorme di fatti che lo confermano), ma, nel mentre lancia l’allarme, lo minimizza, rendendo così l’allarme per nulla allarmante.

Altre testate, con più sfacciataggine, si sono impegnate a tranquillizzare i cittadini, sostenendo che il cambiamento climatico è un fenomeno naturale nel quale l’uomo c’entra poco o nulla, e che anzi determinerà “nuovi paesaggi e nuove bellezze” a cui dobbiamo solo “abituarci” e che avere comportamenti ecosostenibili “è come fare una danza della pioggia per porre fine ad un periodo di siccità”  [3]. Articoli simili sono usciti su “La Verità”, Libero, Meteoweb.eu, Il Sussidiario, Byoblu ecc.

Il Foglio, da sempre impegnato su questo fronte, ci rassicura che non serve cambiare stili di vita o consumare e inquinare di meno, dobbiamo solo attrezzarci per rimediare e contenere i guasti provocati dal cambiamento climatico [4]. Il medesimo giornale in un altro articolo chiede il parere di 3 “scienziati”: Prestininzi, Crescenti e Scafetta, tre negazionisti del ruolo dell’uomo nell’attuale cambiamento climatico [5]. Prestininzi è un ex docente di geologia, ora in pensione, che non si è mai interessato di clima, ma di frane e terremoti [6]; Uberto Crescenti, anche egli geologo in pensione, è autore di un solo articolo sul clima, che riassume le tesi di Fred Singer (fisico, studioso di missili, per anni sostenitore dell’inesistenza del cambiamento climatico, poi della sua origine del tutto naturale,  membro di una fondazione finanziata dalla Exxon) [7]; Nicola Scafetta è un docente di fisica che si interessa del sole e ha elaborato una originale (e secondo molti fantasiosa) teoria sul cambiamento climatico, secondo cui sarebbe determinato dal movimento del Sole intorno al baricentro del Sistema Solare (riportiamo in nota un passo di una sua pubblicazione su questa teoria, indicativo del linguaggio più da astrologo che da scienziato [8]). Le sue tesi sono state confutate da vari climatologi [9].

Anche Il Mattino, tra i tanti docenti di climatologia presenti nelle università italiane decide di intervistare, per ben due volte, proprio Scafetta, che ripropone la sua teoria e ci rassicura che l’aumento delle temperature è un fatto naturale perché esistono periodi in cui la Terra è più calda e altri più fredda (l’epoca romana, medioevale e quella odierna sono naturalmente più calde). Ora nessun climatologo contesta che esistano variazioni periodiche della temperatura (molto più modeste dell’aumento in corso [10]), solo che i cicli non spiegano l’inusuale aumento della temperatura degli ultimi 50 anni (temperatura che continua ad aumentare sempre più, di pari passo con l’aumento della concentrazione della CO2 e degli altri gas serra, mai così alti da centinaia di migliaia di anni). In un altro articolo Scafetta cita come prova della sua teoria il passaggio di Annibale sulle Alpi [11]. Ora tale passaggio è avvenuto tra fine settembre e i primi di ottobre su un valico a circa 2000 metri che, come narrano gli storici Polibio e Tito Livio, era ricoperto di neve tanto che “l’armata procedeva lentamente attraverso i luoghi ricoperti di neve e sul volto degli uomini si leggeva l’indolenza e la disperazione”. La traversata causò, secondo Livio, 36.000 morti (su 100.000 soldati che compirono tale impresa) [12]. Quindi nel “periodo caldo romano” a 2000 metri, a fine settembre, c’era tanta neve da morire. Se questo è il fatto che suffraga la teoria di Scafetta siamo ben messi! Stranamente Scafetta non cita invece la mummia di Similaun. un uomo vissuto tra il 3300 e il 3100 avanti Cristo conservatosi quasi perfettamente perché rimasto per circa 5000 anni dentro il ghiacciaio Similaun, a 3213 metri slm, e riportato alla luce perché il ghiacciaio per la prima volta in 5000 anni si è sciolto.

Molto intervistato è anche Franco Battaglia, un chimico-fisico che negli ultimi 25 anni ha pubblicato solo due articoli sul clima e che è collaboratore della Heartland Institute, l’istituto finanziato dalla Exxon e da Koch Industries per screditare la ricerca scientifica sui cambiamenti climatici [13].

Il clima è studiato da migliaia di climatologi; l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale hanno costituito l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), formato da scienziati di vari Paesi e con diverse competenze, che hanno il compito di leggere tutti gli articoli usciti su riviste peer review (cioè dove sono pubblicati solo articoli che superano il vaglio di esperti della materia) e di fare periodicamente un rapporto sullo stato delle conoscenze sul cambiamento climatico. I risultati di questo grande lavoro, riportati in vari rapporti, sono i seguenti:

  • non vi sono dubbi che i gas serra sono aumentati in maniera vertiginosa (l’attuale livello di CO2 è il più alto da varie centinaia di migliaia di anni);
  • l’aumento di tali gas è dovuto all’attività umana (a livello mondiale: produzione di energia e riscaldamento 35%, deforestazione, agricoltura e zootecnia 24%, industria 21%, trasporti 14%, 6% altro; in Italia: trasporti 24%, produzione di energia 24%, industrie 21%, riscaldamento 19%, agricoltura e zootecnia 7%, altro 5% [14]);
  • la temperatura del pianeta degli ultimi 50 anni è la più alta da 4000 anni;
  • i ghiacci dei poli e dei ghiacciai stanno diminuendo sempre più;
  • il livello del mare sta aumentando (è già aumentato in media di 3 cm);
  • i fenomeni meteorologici estremi (uragani, bombe d’acqua, siccità ecc.) sono aumentati notevolmente, determinando gravissimi problemi (si stima che nel solo 2019 25 milioni di persone hanno lasciato il loro Paese a causa di tali eventi meteorologici estremi [15]);
  • è molto probabile che se la temperatura aumenta ancora di più si possano innescare dei processi (scioglimento del permafrost e rilascio dei gas serra contenuti sotto lo strato di ghiaccio, riduzione della rifrazione solare del pianeta per la ridotta presenza di superfici ghiacciate, rilascio di CO2 dai mari a causa del loro aumento di temperatura ecc.) che la faranno aumentare ancora di più.

Gli organi di informazione dovrebbero farci conoscere questa realtà; farci capire quali processi produttivi, prodotti, comportamenti contribuiscono di più all’effetto serra; quali sono i “meccanismi” economici, psicologici, culturali che determinano o favoriscono il cambiamento climatico; quali sono le aziende che stanno cambiando i loro processi e produzioni climalteranti e quali no; cosa stanno facendo o non facendo i nostri governanti ecc. Se fossimo informati su tutto ciò potremmo fare scelte che salvaguardano noi, i nostri figli e nipoti e il nostro pianeta.

Farci credere che l’aumento dell’effetto serra è un fenomeno naturale nei confronti del quale non possiamo fare niente (cambiare il baricentro del sistema solare non è nelle nostre possibilità), che è un problema che causa al più una decina di morti (e per di più di persone che amano il rischio di attraversare un ghiacciaio in pieno giorno e d’estate), o che la soluzione è puramente tecnologica (l’auto elettrica o i pannelli solari o qualche altro ritrovato dell’industria) o che si risolve piantando alberi e avendo qualche pianta fuori il balcone e a casa (così è scritto in un articolo del Corriere [16]) significa non solo fare pessimo giornalismo e turlupinare i lettori, ma anche impedire che si attuino quelle scelte che possono risolvere questo gravissimo problema e che saranno tanto meno spiacevoli e radicali quanto prima si mettono in campo.

Note: 1) “Marmolada, quei morti per il clima”, Repubblica, 5/722. Per inciso segnaliamo che, a nostro parere, l’articolo è anche razzista, infatti è scritto: “Non sono i morti climatici che ci aspetteremmo: corpi lontani e che non ci somigliano, travolti da una tempesta tropicale, un uragano o un incendio deflagrante in alte foreste di eucalipti. Questi morti non avevano niente di esotico, erano persone in vacanza, ceto medio o benestante”. Come dire che finché a morire sono persone del Sud del mondo, persone che non ci somigliano (“negri”, “musi gialli”, “boscimani”) o poveracci che non sono soliti andare in vacanza, il problema potrebbe anche non interessarci. L’articolista avrebbe potuto anche aggiungere “non sono i morti climatici che ti aspetti: donne. Ma uomini” (infatti 8 delle vittime sono maschi); 2) https://ambientenonsolo.com/perdite-economiche-e-vittime-causati-da-eventi-meteorologici-e-climatici-in-europa; 3) “Gli sciacalli dei ghiacci”, Il Giornale, 5/7/22,;  4)  “Clima? L’uomo metropolitano è parte delle soluzioni, non dei problemi”, Il Foglio 5/7/22;  5) “Contro tragedie come quella della Marmolada non serve il catastrofismo”, Il Foglio, 5/7/22; 6) https://professionisti.sisma2016.gov.it/elenco/curriculum/22571; 7) https://en.wikipedia.org/wiki/Fred_Singer; 8) “Le forzature esterne di origine celeste guidano semplicemente la regolazione dei ritmi naturali lasciando che la loro stessa energia fluisca con la stessa frequenza della forzatura. Si limita a passare al sistema climatico l’informazione di come deve oscillare, non l’intera energia per farlo oscillare. L’effetto di una forzante esterna periodica, anche se debole, può diventare macroscopico e tutti i componenti del sistema si sincronizzano gradualmente con essa”. Nicola Scafetta, “Empirical evidence for a celestial origin of the climate oscillations and its implications,” Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics, 2010 72, 951-970; 9) Vari articoli nei quali si criticano le ricerche di Scafetta e si confutano le sue conclusioni sono riportati su www.realclimate.org/index.php/search_results/?q=Nicola%20Scafetta; 10) Shaun A et al: A Reconstruction of Regional and Global Temperature for the Past 11,300 Years, Science http://science.sciencemag.org/content/339/6124/1198; 11) www.meteoweb.eu/2021/07/il-prof-scafetta-il-clima-segue-cicli-naturali-i-modelli-dellipcc-non-sono-validati-scientificamente/1701740; 12) Si vedano: T. Livio, Ab Urbe condita, XXI, 35.7-8 e 38, 3-5. Anche Polibio racconta la traversata tra la neve e calcola che non un terzo degli uomini morì, ma la metà; 13) www.climalteranti.it/2019/10/07/un-delirio-a-otto-e-mezzo-altri-record-per-il-prof-battaglia; 14) I dati dell’Italia sono dell’ISPRA e relativi al 2018; 15) https://www.internal-displacement.org/global-report/grid2021; 16) “Più verde (anche in casa) per difenderci dal clima che cambia, Corriere della Sera 22/7/08.

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