Ambiente

L’Associazione Marco Mascagna è impegnata nella difesa dell’ambiente e del paesaggio, nell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse, nel far prendere consapevolezza dei problemi ambientali e nel promuovere comportamenti ecosostenibili e di difesa attiva dell’ambiente.

Siamo impegnati affinché il Comune di Napoli e la Regione Campania adottino politiche di mobilità sostenibile. Facciamo parte del Coordinamento Napoli Sostenibile. Abbiamo partecipato alla campagna per la riduzione dell’impronta ecologica e svolgiamo attività informativa ed educativa in tale campo.

Un ambientalismo basato sui fatti e sui dati scientificamente accertati

I dibattiti sulle questioni ambientali (e non solo quelli sulle questioni ambientali) sono spesso basati non sui fatti ma su preconcetti ideologici, su affermazioni non vere, su dati inventati o manipolati. La maggioranza dei siti web, blog, pagine facebook, canali youtube ecc. non controllano l’attendibilità delle fonti di informazione e la veridicità dei dati, disinformano più che informare. Anche i giornali e la tv spesso non danno informazioni corrette e sono condizionati da chi ne è il proprietario (imprenditori, industriali, banchieri ecc.). Come avere informazioni veritiere? Come farsi una propria idea fondata su elementi certi?

La Marco Mascagna ti offre documenti di semplice lettura ma basati sui fatti e su dati provenienti da fonti autorevoli e, in ogni caso, esaminati criticamente e controllati. Sì, perché di dati ce ne sono tanti, ma pochi fanno la fatica di cercarli, studiarseli, verificarli e presentarli in una forma facilmente comprensibile anche dai non addetti ai lavori.

La Marco Mascagna, grazie a vari soci e amici esperti in diversi campi (epidemiologia, urbanistica, chimica dell’ambiente, ecologia, energia, ingegneria sanitaria, agronomia, economia ecc.), cerca di svolgere questo compito, nella convinzione che i cittadini possono decidere responsabilmente solo se hanno informazioni veritiere.

Noi non nascondiamo le nostre posizioni, ma queste sono basate da una parte sui nostri valori, sensibilità, desideri, cioè su elementi opinabili e che possono non essere condivisi da tutti e dall’altra parte sui dati di fatto, che non sono opinabili ma certi. E crediamo che non è onesto né utile (le bugie hanno le gambe corte) falsare, piegare, nascondere i dati che possono indebolire le proprie tesi.

Leggi, scarica e utilizza i nostri materiali (se utilizzati senza scopo di lucro, sono riproducibili gratuitamente senza chiedere alcuna autorizzazione, basta solo di citare l´Associazione Marco Mascagna e il suo sito)

Inquinamento dell’aria

L’inquinamento dell’aria è la più grave delle forme di inquinamento: si stima che in Italia causi almeno 45.000 morti all’anno; gas immessi nell’aria (come CO2, metano, NOx ecc.) determinano un effetto serra, che sta alterando in maniera pericolossissima il clima del pianeta, surriscaldandolo con conseguente scioglimento del ghiacci polari e montani, eventi meteorologici estremi (bombe d’acqua, siccità, ecc.). Tutti dovremmo conoscere meglio questo gravissimo problema e impegnarci a risolverlo.

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Mobilità sostenibile

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l´inquinamento atmosferico da trasporti causi ogni anno oltre 40.000 morti in Italia. Poi c´è l´inquinamento acustico, gli incidenti stradali, i costi per la gestione del traffico, per strade, autostrade, viadotti, parcheggi. Qual´è il costo di tutto questo? Chi ci guadagna e chi ci perde? E´ possibile un altro modello di mobilità? E’ un’utopia o altri Paesi sono più avanti di noi?

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Rifiuti

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Suolo, verde e biodiversità

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Energia

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Acqua

Una persona, per soddisfare le sue esigenze vitali (bere, lavarsi, preparare gli alimenti), ha bisogno di almeno 15 litri d’acqua al giorno; per una buona qualità della vita ne occorrono però almeno 80 litri.
La disponibilità d’acqua per usi personali è molto diversificata: un cittadino del Bangladesh dispone di circa 45 litri d’acqua al giorno, uno del Pakistan di 58 litri, un italiano di circa 380 litri e uno statunitense di circa 600 litri. Tali differenze dipendono sia da fattori naturali (clima secco o piovoso, piogge distribuite in gran parte dell’anno o concentrate in un breve periodo ecc.), sia da fattori economico-sociali. Gli usi personali, però, incidono poco sul consumo globale d’acqua. La gran parte delle risorse idriche, infatti, viene utilizzata per irrigare i campi (73%) per l’industria (22%) e solo il 5% è quella destinata agli usi personali.

In molti paesi del Terzo Mondo con scarse risorse acquifere lo “sviluppo economico” ha peggiorato la situazione idrica: una volta in questi paesi l’alimentazione era a base di miglio, sorgo, manioca, mais, legumi e altre piante adatte ai climi secchi e ai terreni poveri. Per aumentare la produzione agricola sono state introdotte altre specie (innanzitutto il grano) e i metodi propri dell’agricoltura industriale. La produzione agricola è aumentata, ma ancora di più sono aumentate le richieste d’acqua per l’agricoltura. La situazione è poi maggiormente peggiorata con la produzione di prodotti agricoli per l’esportazione (canna da zucchero, caffè, banane ecc.). La canna da zucchero, per esempio, richiede un quantitativo d’acqua dieci volte superiore a quello del grano. Ecco allora che l’acqua viene “sottratta” alla popolazione per destinarla all’agricoltura, che per di più non serve a produrre gli alimenti per il consumo del piccolo contadino, ma a soddisfare le abitudini voluttuarie degli abitanti dei paesi ricchi, ad arricchire i grandi latifondisti e le multinazionali agricole. Così il numero degli ex contadini (i “senza terra”) è andato sempre più aumentando (attualmente sono oltre 150 milioni) e ancor più è andato aumentando il numero delle famiglie prive di acqua potabile e di servizi igienici.

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La nostra società, i nostri comportamenti sono sostenibili?

Come si stabilisce qual è lo sviluppo sostenibile e quello insostenibile? Molti scienziati si sono posti questo problema, cercando anche di trovare un metodo per misurare il peso della società umana sull’ecosistema Terra.

Un’equipe guidata da due scienziati americani, Wackernagel e Rees, ha ideato un metodo che ha riscosso grande interesse. Il ragionamento che sta alla base del loro metodo è questo: una società sostenibile è quella che in un dato tempo preleva un quantitativo di risorse rinnovabili (vegetali, animali ecc.) pari o minore di quello che la natura è capace di riprodurre nello stesso tempo e che immette nell’ambiente un quantitativo di rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) pari o minore di quello che la natura è capace di depurare. Le risorse che la nostra società preleva dalla natura e i rifiuti che vengono immessi possono essere espressi in superficie necessaria per produrli e per depurarli. Infatti un ecosistema (per esempio una foresta o un campo agricolo o un pascolo) produce un determinato quantitativo di risorse (per esempio legno o prodotti agricoli o Kg di carne) per ettaro all’anno. Lo stesso si può dire per la depurazione: un ettaro di bosco in un anno può depurare non più di un certo quantitativo di anidride carbonica e un chilometro cubico di mare può depurare non più di un determinato quantitativo di inquinanti.

Su queste basi gli scienziati hanno calcolato l’ “impronta ecologica”, cioè la superficie che occorre per produrre le risorse e depurare gli inquinanti di una comunità (ad esempio la comunità umana mondiale), di singole persone o di particolari processi produttivi (per esempio l’impronta ecologica della coltivazione in serra di una tonnellata di pomodori rispetto a quella prodotta a cielo aperto d’estate). I dati che emergono da questi studi sono di grande interesse.

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Se vuoi sapere qual è la tua impronta ecologica scarica il foglio di calcolo dell’impronta ecologica e le istruzioni per compilarlo.

OGM

Quando si parla di organismo geneticamente modificati (ogm) ci si sofferma sopratutto sui possibili rischi per la salute. In verità tali rischi sono bassi e riguardano soprattutto i fenomeni allergici. Si parla invece di meno dei rischi sull’ambiente.

Ricerche di ecologia hanno dimostrato che può bastare l’introduzione perfino di pochi individui di una singola specie a determinare profonde alterazioni dell’ecosistema, fino a vere catastrofi ecologiche. L’introduzione, secondo i progetti delle multinazionali interessate agli ogm, di centinaia, migliaia di specie transgeniche nell’ecosistema Terra non può rischiare alterazioni, danni, catastrofi in questo ecosistema? La risposta delle multinazionali che producono ogm è “Si”. Infatti si battono strenuamente contro la responsabilità civile per i danni arrecati dagli effetti degli ogm sugli ecosistemi.

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