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L'Ambiente

Associazione Marco Mascagna - O.N.L.U.S.

Un ambientalismo basato sui fatti e sui dati scientificamente accertati

I dibattiti sulle questioni ambientali (e non solo quelli sulle questioni ambientali) sono spesso basati non sui fatti ma su preconcetti ideologici, su affermazioni non vere, su dati inventati o manipolati o non accertati scientificamente. I giornali e la tv spesso non controllano l`attendibilità delle fonti di informazione e la verità dei dati forniti, disinformano più che informare. Come avere informazioni veritiere? Come farsi una propria idea fondata su elementi certi?

La Marco Mascagna ti offre documenti di semplice lettura ma basati sui fatti e su dati  provenienti da fonti ufficiali  - Ministeri, Agenzia per la Protezione dell´Ambiente e i Servizi Tecnici (APAT), Ente Nazionale per l´Energie Alternative (ENEA), Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc. – o di grande autorevolezza scientifica (riviste quali Lancet o British Medical Journal ecc., centri di ricerca quali Worldwatch Institute o Istituto di Ricerca Ambiente Italia ecc.). Sí perché di dati ce ne sono tanti, ma pochi fanno la fatica di cercare, studiarseli e presentarli in una forma facilmente comprensibile anche dai non addetti ai lavori.

La Marco Mascagna, grazie a vari soci esperti in diversi campi (epidemiologia, urbanistica, chimica dell´ambiente, ecologia, geologia, energia, ingegneria sanitaria ecc.), cerca di svolgere questo compito, nella convinzione che i cittadini possono decidere responsabilmente solo se hanno informazioni veritiere.

Noi abbiamo le nostre idee e non nascondiamo le nostre posizioni, ma queste sono basate da una parte sui nostri valori, sensibilità, desideri, cioè su elementi opinabili e che possono non essere condivisi da tutti e dall´altra parte sui dati di fatto, che non sono opinabili ma certi. E crediamo che non è onesto né utile (le bugie hanno le gambe corte) falsare, piegare, nascondere i dati che possono indebolire le proprie tesi.

Tutti i materiali della Marco Mascagna sono riproducibili gratuitamente senza chiedere alcuna autorizzazione (se utilizzati senza scopo di lucro); si chiede solo di citare l´associazione e il suo sito.

I temi trattati dalla Marco Mascagna:

 

Rifiuti       Mobilità sostenibile        Energia       Aria

    Rumori       Territorio       Acqua        OGM

 

Rifiuti

Perché esiste un problema rifiuti? Perché in Campania da 15 anni siamo in emergenza? Di chi sono le responsabilità? I mass-media ci hanno correttamente informato su questo tema? E´ vero che i rifiuti hanno causato una grande aumento dei tumori? Cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema rifiuti? Quello che si sta facendo è bene o male, quanto ci costa, quali conseguenze può determinare?
Se ti sei posto queste domande, se vuoi saperne di più, avere dati certi per farti una tua opinione argomentata leggi i nostri materiali sull´argomento:

Inoltre per ridere e rifletterere vedi lo spot Sentinelle del territorio del Liceo Brunelleschi di Afragola (vincitore del Premio Marco Mascagna 2006).

Cosa facciamo per risolvere il problema rifiuti

La Marco Mascagna onlus si interessa della questione rifiuti dal 1991, sensibilizzando la popolazione su questo problema e sulla necessità di una seria raccolta differenziata. Dal 1991 al 1998 ha organizzato insieme ad altre associazioni (WWF, Cicloverdi ecc.) giornate del riciclaggio in varie piazze di Napoli. Negli anni 1996 e 1997 ha promosso per le scuole il progetto Riciclandia e dal 1997 ad oggi Ecolandia. Dal 2006 fa parte del Comitato Allarme Rifiuti Tossici, di cui è stato tra i promotori.
Sia come associazione che come Comitato abbiamo realizzato in questi ultimi anni varie iniziative (volantinaggi, manifestazioni, incontri nelle scuole, lezioni sul compostaggio domestico, incontri con il Commissariato ai Rifiuti, con l´ASIA, con gli Assessorati competenti del Comune e della Regione, petizioni ecc.).
Siamo sempre più convinti che è in atto uno scontro tra chi non vuole risolvere la questione rifiuti perché ha effettivi vantaggi dall´emergenza (apertura di discariche sequestrate dalla magistratura con conseguente possibilitá di cancellare le prove di reati quali lo smaltimento illegale di rifiuti tossici, apertura di discariche ormai esaurire o non apribili secondo le leggi ordinarie e quindi non piú lucrose, ecc.), chi spinge per gli inceneritori perché è convinto che solo questa è la soluzione o perché ha grandi interessi in questa modalitá di smaltimento (i contributi statali a fondo perduto dei CIP6 ammontano a circa 60 euro per tonnellata di rifiuti inceneriti, poi ci sono le tariffe di smaltimento e finanziamenti vari, che fanno dell’incenerimento il più grande affare legato ai rifiuti) e chi, come noi, crede che solo la raccolta differenziata, l´apertura di impianti di compostaggio, un piano per prevenire la produzione dei rifiuti e la fine del regime straordinario puó risolvere questo problema. Non è una battaglia facile, per i molti e grandi interessi in campo e per la continua disinformazione. Se vuoi darci una mano contattaci.

Mobilità sostenibile

L´Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l´inquinamento atmosferico da trasporti causi ogni anno oltre 30.000 morti in Italia, poi c´è l´inquinamento acustico, gli incidenti stradali, i costi per la gestione del traffico, per strade, autostrade, viadotti, parcheggi. Qual´è il costo di tutto questo? Chi ci guadagna e chi ci perde? E´ possibile un altro modello di mobilità? E’un’utopia o altri Paesi sono piú avanti di noi?
Se vuoi saperne di piú leggi:

Inoltre calcola quanti gas di scarico emetti con la tua auto o moto (scarica il foglio di calcolo  e le istruzioni)

Coordinamento per la Mobilitá Sostenibile

Il Coordinamento per la Mobilità Sostenibile è costituito da numerose associazioni (Marco Mascagna, WWF, Legambiente, Mamme antismog ecc.) e si riunisce nella sede del WWF in Via A. Da Salerno al Vomero.
Il Coordinamento delle Associazioni per una Mobilità Sostenibile sta cercando di spingere l'Amministrazione Comunale ad una strategia della mobilità che abbia come priorità la tutela della salute e la vivibilità. Ogni anno circa 1500-2000 napoletani muoiono per l'inquinamento atmosferico, che è causato per l´80% dalle auto. E' un prezzo insostenibile. I nostri amministratori e molti cittadini credono che esista un diritto all'uso dell'auto, ma tale diritto non esiste, non ne parla la Costituzione né alcun altro documento. Esite invece il diritto alla mobilità (per tutti, anche per chi non possiede un auto) e soprattutto il diritto alla salute e alla vita, che la nostra Costituzione considera diritti inderogabili, che i nostri amministratori devono tutelare sopra ogni altra cosa. Esiste la legge italiana che dice che il livello delle polveri fini (PM10) non deve superare più di 35 volte all’anno il valore massimo stabilito: questa legge non è mai stata rispettata dal Comune di Napoli e il numero dei superamenti è stato quasi sempre superiore a 100.
Per questo bisogna approcciare il problema della mobilità non cercando di velocizzare e fluidificare il trasporto privato (sono 40 anni che si prendono provvedimenti in tal senso ottenendo solo ancora più auto e inquinamento) ma riducendolo. Vanno pertanto resi impossibili i flussi di attraversamento dell'intera città (spostandoli sulla tangenziale, sull’asse mediano, sulla circonvallazione esterna), create zone a traffico limitato in tutto il centro storico (da Mergellina al Centro Direzionale, Vomero compreso), ridotti i parcheggi nel centro storico (a Parigi sono stati eliminati 70.000 posti auto) e creati in periferia, potenziati i mezzi pubblici (metrò più frequenti e fino a tarda notte, Circumflegrea fino a tarda notte, autobus in corsie protette ecc.), ridotti i contrassegni H (sembra che ce ne siano oltre 20.000, mentre i veri aventi diritto sono intorno ai 5.000), fatte rispettare le strisce blu, incrementando in alcune zone il loro costo (a Napoli il Comune incassa 80 centesimi/abitante/anno, la media delle altre città italiane e 10 euro/abitante/anno) ecc.
Attualmente il Coordinamento è impegnato soprattutto per il prolungamento dell’orario dei mezzi pubblici, per la rapida istituzione di un’ampia zona a traffico limitato nel quartiere Vomero e per la costruzione di parcheggi di interscambio in periferia e fuori città. L’istituzione di una zona a traffico limitato al Vomero ci sembra non più procrastinabile a causa del crescente caos veicolare e degli allarmanti valori dell´inquinamento atmosferico (il PM10 ha superato i livelli massimi di legge, raggiungendo valori anche doppi di quelli consentiti) e acustico (il livello sonoro è di 74 db di giorno e 70 di notte, mentre i valori massimi consentiti dalla legge sono 60 dB di giorno e 50 di notte). Se si pensa poi che l’area è servita da sette fermate di metropolitana, tre funicolari connesse con scale mobili e tapis rulant al metrò e da un trasporto pubblico su gomma efficiente se non fosse ostacolato dal traffico veicolare privato, non si comprende perché quest’area non deve diventare a traffico limitato.
Un gruppo di architetti e urbanisti del Coordinamento ha elaborato una proposta concreta di ZTL per il Vomero, che oltre a rendere quest’area più vivibile riesca anche a ridurre i flussi nelle aree circostanti. Ci siamo più volte incontrati con gli Assessori competenti e la Municipalità; abbiamo fatto volantinaggi, manifestazioni, comunicati stampa.

Se vuoi saperne di più o darci una mano scrivici (mail@giardinodimarco.it) o telefonaci 0815600885. Leggi il Documento del Coordinamento per la Mobilità Sostenibile di Napoli. Se vuoi conoscere le nostre passate iniziative consulta l´archivio.

Energia

Volantino della Rete Lilliput 10 domande e 10 risposte sul nucleare

«Prima di individuare un luogo in cui realizzare una centrale nucleare, bisogna che cambi l'opinione pubblica italiana. Dobbiamo fare una vasta opera di convincimento sulla sicurezza delle nuove centrali». Così ha affermato Berlusconi dopo l'incontro con Putin.
La dichiarazione è interessante perché significa che Berlusconi sa che la maggioranza degli italiani non vuole le centrali e perché non si propone di dare informazioni sulla sicurezza del nucleare (dovrebbe dire che le Agenzie di Vigilanza sulla sicurezza del nucleare di Francia, Inghilterra e Fillandia hanno affermato che i reattori EPR non offrono sufficienti garanzie di sicurezza) ma di convincere gli italiani che sono sicure (anche se non è vero).
Nei prossimi mesi saremo quindi oggetto di una grande campagna di propaganda del nucleare, nella quale non saremo trattati da cittadini a cui devono essere forniti i dati, le informazioni per poter esprimere la propria sovranità, ma da consumatori che devono essere convinti a comprare il prodotto “centrali nucleari”, da gonzi a cui far credere che scelte fatte da altri per i propri interessi sono state fatte per il loro bene.
Qualche assaggio di tale campagna di disinformazione l'abbiamo già avuta (“Le nuove centrali sono intrinsecamente sicure”, “Il KWh prodotto dal nucleare è meno costoso di quello prodotto da altre fonti”, “Siamo costretti a comprare energia elettrica dalla Francia”, “Si fa dell'allarmismo ingiustificato sulle centrali”).
La Rete Lilliput ha preparato un volantino per dare informazioni veritiere e chiare sul ritorno del nucleare. E' allegato a questo messaggio e ti chiediamo di leggerlo con attenzione e di diffonderlo tra amici, conoscenti, contatti.
Noi vogliamo riproporre un argomento che Marco Mascagna sottolineava molto nei suoi interventi sui rischi delle centrali nucleari. Gli inquinanti che una centrale nucleare emette non possono essere paragonati agli inquinanti emessi da auto, industrie, centrali convenzionali ecc. Infatti nel caso delle centrali nucleari si tratta di isotopi radioattivi che mantengono la loro radioattività per anni, secoli, millenni (il Plutonio dimezza la sua radioattività in 24.000 anni, l'Uranio 235 in 720 milioni di anni), mentre gli inquinanti emessi da auto, industrie ecc. non hanno assolutamente una tale persistenza (tranne la diossina e pochissimi altri composti). Ora una centrale nucleare, ancorché con i migliori sistemi di sicurezza, determina sempre (anche senza che abbia incidenti degni di rilievo) il rilascio di piccole quantità di isotopi radioattivi e poiché per la radioattività non esiste quantità per quanto bassa che non possa determinare l'insorgenza di tumori, malformazioni e malattie genetiche (cioè non esiste una soglia di sicurezza) quelle piccole quantità di isotopi radioattivi eserciteranno la loro azione patogena per anni, secoli, millenni, si andranno accumulando sempre più e determineranno in totale un rilevante numero di morti, malformati, malati. Per di più questi “sfortunati” non hanno avuto nemmeno il vantaggio di usufruire dell'energia elettrica prodotta dalla centrale. Ci chiediamo: è etico per avere un poco di energia elettrica che può essere ottenuta anche da fonti pulite (idroelettrico, vento, solare, maree, geotermico) esporre a questo rischio i nostri figli, i figli dei nostri figli e le generazioni che seguiranno per migliaia di anni? Si possono  prendere decisioni così gravi senza che si possano interpellare i diretti interessati (le generazioni future)? 

scarica il volantino

 

“Nucleare: alcuni argomenti cancellati dal dibattito in Italia” di G. Onufrio, Greenpeace

scarica il documento di Greenpeace

I numeri dell’energia e del risparmio

Consumiamo male, quindi consumiamo troppo. L'efficienza di produzione delle nostre centrali elettriche utilizzanti combustibili fossili sfiora il 39% (il 39% del potenziale energetico del combustibile diviene effettivamente energia elettrica). Consumiamo male, perché almeno la metà dell'energia erogata nel paese va in sprechi; ad esempio: lo sai che in Italia già dal 1991 una legge fissava il tetto massimo di consumo di metano per il riscaldamento domestico a 14 metri cubi per metro quadrato calpestabile e che in Germania (e nella provincia di Bolzano) tale tetto è fissato in 7 metri cubi? In Italia (e non dirmi che a Napoli fa più freddo che a Bolzano o a Berlino...) non siamo in grado di rispettare neanche la soglia dei 14 metri cubi (a proposito, nella "calda" Svezia sono a 5 metri cubi...). Lo sai che in Italia dal 2003 al 2004 (a popolazione pressoché costante e Prodotto Interno Lordo da recessione) è aumentata l'importazione di combustibili fossili? In particolare carbone (+16%) e gas (+8%) (dati del Ministero delle Attività Produttive).
E' chiaro che su questi dati incidono vari fattori: scelte architettoniche (le nostre case sono vecchie e mal costruite), l'utilizzo dei pannelli solari fotovoltaici sopra i tetti degli "assolati" paesi del nord Europa e la loro totale assenza qui da noi, la presenza sul territorio estero di centrali co-generanti energia e calore a cicli combinati (ti ricordi di quel 39% di efficienza? diventerebbe circa il 90%...). Insomma: in poche parole è colpa dei Governi, Regioni, Comuni. E noi? Che colpa abbiamo noi? Ne abbiamo un bel pò.
Consumiamo male, lo abbiamo già detto: in Italia ben 4 centrali elettriche e conseguenti centinaia di tonnellate di carburante, servono ad alimentare soltanto gli "stand by" dei nostri televisori, decoder, lettori dvd e quant’altro. Utilizziamo ancora oggi, lampade ad incandescenza (quelle classiche col filo di tungsteno), ignorando l'acquisto di quelle a fluorescenza che, costano un pò di più, ma fanno la stessa luce e consumano il 15% delle vecchie lampade. Non isoliamo termicamente i nostri appartamenti oppure ci addormentiamo davanti al televisore acceso. In breve, siamo anche noi causa del nostro male e di quello del pianeta (sembra superfluo aggiungere che produrre energia, almeno in Italia, equivale ad inquinare nel 93% dei casi, giacché solo il 7% della nostra energia viene da fonti rinnovabili).
Ti alleghiamo allora un piccolo decalogo di buone norme di comportamento per l’ambiente e per le tue tasche. D'altronde riflettici: pagare per inquinare, ti sembra un comportamento saggio?
1) Usa il meno possibile l’auto e la moto. Ricorda che i medici consigliano di camminare ogni giorno un’ora a passo svelto (cioè circa 5-6 Km) e che il 30% degli spostamenti in auto copre distanze inferiori ai 3 Km e il 50% inferiori ai 5 Km. Ricorda anche che i mezzi pubblici consumano meno energia per passeggero trasportato dei mezzi privati.
2) Riscaldamento: tieni scoperti i termosifoni, non accostare loro oggetti ingombranti. Tieni la temperatura interna attorno ai 18°-19° ed effettua revisioni annuali della caldaia per verificarne l’efficienza.
3) Cucina: preferisci le cucine a gas e se usi la piastra elettrica spegnila un po’ prima della fine della cottura. Se hai fornelli a gas regola il diametro della fiamma con quello della pentola utilizzata. Usa coperchi e, se ne hai, pentole a pressione. Non aprire inutilmente il frigo o il forno mentre è in funzione. Cerca di collocare il primo in un ambiente non esposto al sole e di non riempirlo troppo. Inoltre sappi che il forno a microonde consuma la metà di un forno elettrico tradizionale e non altera le qualità dei cibi.
4) Bagno: preferisci gli scaldaacqua solari o a gas; se usi lo scaldabagno elettrico accendilo solo prima dell’utilizzo dell’acqua calda e non regolarlo oltre i 60°. Meglio la doccia del bagno, senza prolungarla troppo.
5) Illuminazione: compra sempre lampade ad alta efficienza (costano di più ma durano molto di più e ti fanno consumare molta meno energia per cui convengono economicamente). Non tenere accese le luci in stanze in cui non c'è nessuno. Spegni le lucine degli stand-by.
6) Elettrodomestici: acquista quelli a basso consumo (quelli che sull’etichetta sono contrassegnati di fascia A o B consumano anche la metà di quelli di fascia F o G). Inoltre non azionare lavatrici o lavastoviglie se non a pieno carico.
7) Ambiente domestico: metti doppi vetri o doppi infissi a finestre e balconi, elimina gli spifferi con del silicone e con i paraspifferi, chiudi le tende nelle ore più fredde (d’inverno) e più calde (d’estate). Il ricambio d’aria d’inverno va fatto aprendo completamente la finestra per pochissimi minuti (così da sostituire l’aria facendo raffreddare al minimo le pareti)
8) Energia: valuta attentamente se nel tuo condominio è conveniente l'installazione dei pannelli solari sul lastrico solare.
9) Estate: persiane socchiuse, finestre e balconi aperti, vestiti leggeri, bere molta acqua è sicuramente più salutare e più ecologico di un condizionatore. Se proprio vuoi utilizzare il condizionatore, non trasformare una calda giornata estiva in una fredda giornata autunnale. Va bene il fresco, ma il freddo suona un pò ridicolo, non trovi? Inoltre fa anche male alla salute!
Ricorda sempre che quando il condizionatore è in funzione balconi e finestre devono essere rigorosamente chiusi (anche perché è il modo migliore per scassare il condizionatore).
10) Sii saggia/o nelle tue scelte. Ricorda sempre che le risorse di questo pianeta non sono illimitate e che il tuo modo di comportarti, se giusto, finirà per influenzare in positivo quello dei tuoi figli, dei tuoi coinquilini e delle persone che ti circondano.

“L’energia nucleare non produce gas serra”, ma è vero o è una bufala che non tiene conto dei dati scientifici?

Le centrali nucleari si sa non emettono CO2, ma l’Uranio arricchito necessario per farle funzionare non si trova in natura e la sua produzione emette ingenti quantità di CO2. Alcuni scienziati hanno calcolato l’energia occorrente per il processo di arricchimento e la relativa produzione di CO2, che è simile a quella di una centrale a metano.
Se vuoi saperne di più leggi: Ma l'energia nucleare è davvero "carbon free"?

Quali sono state le conseguenze sanitarie dell’incidente di Cernobyl?

Sul numero di morti dovuto all’incidente di Cernobyl si sentono dire le cifre più disparate. Alcuni fanatici filonuclearisti hanno affermato che ammontano a qualche decina. Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (OMS-IAEA 2005) stima che abbia causato finora 4.000 morti. Ma questa cifra stride con i dati emersi da varie indagini epidemiologiche, dall’andamento dei dati di mortalità e morbosità nelle zone più colpite dalla nube radioattiva, nonché dalle curve di rischio dose di popolazione/morti attese. Applicando tali curve di rischio un gruppo di scienziati nel 1988 avevano previsto in 50 anni 17.000 morti (Anspaugh et al. The Global impact of the Chernobyl reactor accident, in Science 242/1988). Ma il calcolo della dose assorbita dalla popolazione non è cosí semplice e probabilmente era sottostimato. Oggi sappiamo che per spegnere l'incendio con sabbia e piombo furono necessari quasi duemila voli di elicottero e che alle operazioni di contenimento, continuate fino al 1989, parteciparono circa 600 mila persone. 25 mila di queste persone sono morte nei 10 anni successivi. Decisamente molti di più della “normale” mortalità in gruppi di popolazione di quella fascia d`età.
Tra il 1990 e il 2000, l'incremento dei tumori in Bielorussia è stato del 40 %, le malattie tiroidee hanno subito un netto aumento in gran parte dell’Europa, la frequenza di alterazioni cromosomiche nelle aree contaminate dell'Ucraina e della Bielorussia è fino a tre volte più alta del valore medio mondiale. In Russia la frequenza delle alterazioni cromosomiche è aumentata di 2-4 volte tra gli abitanti delle aree contaminate, mentre uno studio su un gruppo di residenti in Ucraina, analizzati prima e dopo l'incidente, mostra un aumento delle alterazioni cromosomiche di 6 volte. Sulla base di questi dati un gruppo di scienziati indipendenti dell’Accademia delle Scienze Russa (Malko et al. 2006) ha stimato che il numero di morti dovuti all’incidente di Cernobyl è di gran lunga superiore alle 100.000 persone (nei soli Paesi ex sovietici).
Tra 4.000 e 100.000 morti c’è una bella differenza. A chi credere? Chi ha ragione? Difficile dirlo. Quel che è certo è che lo studio OMS-IAEA non potrebbe essere pubblicato su Lancet o altre autorevoli riviste mediche perché gli autori sono in “conflitto d’interesse”.  L’IAEA infatti ha come compito quello di “incoraggiare, aiutare e coordinare in tutto il mondo le ricerche, lo sviluppo e l’utilizzo pratico dell’energia atomica a fini pacifici”. I compiti dell’OMS sono ben altri ma purtroppo un accordo del 1959 prevede che per tutto quanto attiene all’energia nucleare l’OMS deve fare riferimento all’IAEA. Questa forma di “appalto” all’IAEA ha sollevato proteste, appelli e petizioni promossi da medici e da associazioni ambientaliste, ma finora senza alcun risultato.

Leggi inoltre:

Se vuoi conoscere le nostre passate iniziative consulta l’archivio.

Aria

L’inquinamento atmosferico determina ogni anno in Italia tra 30.000 e 40.000 morti (OMS: Health effects of trnsport related air pollution, 2005). La principale causa è il trasporto su gomma (auto, moto, camion).


Tabella 1 - Origine dei vari inquinanti atmosferici presenti in Italia (APAT 2003)

fonti di emissione

polveri

ossidi di azoto

ossidi di zolfo

ossido di carbonio

C.O.V.

trasporti

49%

64%

3%

78%

84%

centrali elettriche

5%

18%

68%

0%

0%

industrie

27%

11%

25%

10%

2%

riscaldamento

10%

6%

3%

7%

5%

altro (rifiuti ecc)

9%

1%

1%

5%

9%

Numerosi e diversificati sono gli effetti di questi inquinanti:
- Polveri (particolato solido): le particelle di polvere possono essere di varie dimensioni e di varia natura. Il 70-80% delle polveri sospese nelle nostre città ha un diametro inferiore a 10 micron. Le più pericolose sono quelle molto piccole (1 micron), che si depositano negli alveoli polmonari; quelle di media grandezza (2 - 15 micron) si depositano in trachea e bronchi, causando tosse; quelle più grandi, pur essendo le più fastidiose, sono le meno dannose, perché vengono arrestate a livello del naso. Nelle polveri si possono trovare sostanze cancerogene, irritanti tossiche, allergizzanti.
Le polveri sono tra le cause del cancro polmonare, della bronchite, dell’asma, dell’enfisema, dell’infiammazione delle prime vie aeree, della congiuntivite ecc.
- Ossido di carbonio (CO): è un gas inodore, incolore e insapore. Legandosi saldamente all’emoglobina, interferisce sul trasporto dell’ossigeno alle cellule, determinando indebolimento delle funzioni mentali, aumento del rischio di ischemia cardiaca e infarto. In tempi più o meno brevi si trasforma in anidride carbonica (CO2).
- Anidride carbonica (CO2): è un gas non tossico, ma responsabile dell’effetto serra.
- Ossidi d’azoto (NO e NO2): il primo è un gas incolore e inodore, il secondo ha un colore brunastro e un odore pungente. Sono causa di congiuntivite, di infiammazione delle vie aeree, di broncocostrizione.
Mentre negli strati più bassi dell’atmosfera possono causare un aumento dell’ozono, in quelli più alti ne causano la distruzione (buco d’ozono).,
 - Ossidi di zolfo (SO2 - SO3): gas incolori, di odore pungente ad azione irritante (infiammazione, broncocostrizione ecc.). Sono i  principali responsabili del fenomeno delle piogge acide.      
 - Idrocarburi: rientrano in questo gruppo varie sostanze, come gli idrocarburi aromatici (benzene, benzopirene, butadiene ecc.), che sono cancerogeni e mutageni, e gli idrocarburi alifatici (metano, etano ecc.) che contribuiscono a determinare l’effetto serra.
- Metalli (piombo, cadmio, vanadio, nichel, mercurio, manganese ecc.): hanno diversa origine ed effetti (cancerogeni, tossici, irritanti ecc.).
- Acidi alogenidrici (fluridrico, cloridrico, bromidrico) hanno effetto irritante.
- Ozono: gas bluastro con odore agliaceo ad azione irritante.
- Diossine e dibenzofurani sono composti molto stabili ad azione mutagena, cancerogena e tossica.
- Composti organici volatili (C.O.V.): rientrano in questa definizione un gran numero di composti         del carbonio che hanno la caratteristica della volatilità (vari idrocarburi, formaldeide ecc.). In questa frazione si trovano cancerogeni, tossici, sostanze irritanti.

Leggi inoltre:

Calcola la quantità di inquinanti che immetti nell'aria con la tua auto o moto

Contro l´inquinamento atmosferico e l´effetto serra mangia frutta e verdura di stagione e prodotti locali


Hai mai pensato da dove provengono le cose che compri, gli alimenti che mangi? Gli scaffali dei supermercati, i banchi dei negozi sono pieni di merci che provengono da Paesi distanti migliaia e migliaia di Km dalla nostra città. Portarli da cosí lontano fino a noi non solo significa consumare tanta energia ma anche emettere tanti inquinanti. Far arrivare una bistecca o 6-7 susine dall’Argentina fino a noi determina l`emissione di 36 Kg di CO2. E poi le proprietà nutrizionali degli alimenti peggiorano con il passare del tempo: quanto tempo è passato da quando hanno macellato quell’animale o colto quelle susine?

Se vuoi saperne di più leggi Mangiare prodotti locali dimezza le emissioni di CO2

Scarica anche il Calendario di maturazione della frutta e della verdura prodotta in Campania. Se vuoi puoi rimpicciolirlo, stamparlo e metterlo nel portafogli o nella borsa, così da poterlo consultare quando vai a fare la spesa. Ricorda che i tempi di maturazione possono anticipare o ritardare (massimo di un mese) a seconda delle condizioni metereologiche e che il calendario fa riferimento alle varietà di frutta e verdura più facilmente presenti nei negozi.

Rumori

Che il rumore possa essere fastidioso lo sanno tutti, ma che sia anche dannoso per la salute purtroppo molti lo ignorano. L’inquinamento acustico spesso viene sottovalutato: eppure la maggioranza dei napoletani è esposta a livelli di rumore tali da provocare danni e disturbi alla salute. Nella maggior parte delle strade di Napoli si riscontrano valori tra i 70 e gli 80 decibel (dB) di giorno e tra i 60 e i 78 dB di notte (vedi tabelle). Valori veramente preoccupanti se si considera che i livelli sonori consigliati per prevenire danni e disturbi sono inferiori a 40 dB di notte e a 50 dB di giorno e che la normativa vigente permette solo per le aree esclusivamente industriali livelli quali quelli riscontrati nella nostra città.

 Tab. 1 Livello sonoro medio (Leq dB) diurno in alcune vie e piazze di  Napoli

Via Girardi

81,5

Piazza Cavour

76

Via Manzoni

72

Riviera di Chiaia

81

Calata Capodichino

74,5

Via Epomeo

72

Via S. Teresa

81

Corso Secondigliano

74,5

Via Tasso

70

Via T. di Sessa

81

Via L. Giordano

74

Viale Augusto

69

Via De Pretis

79

Corso Garibaldi

74

Via Valente

68

S. Anna dei Lombardi

78

Via G. Cesare

74

Piazza dei Martiri

67

Via Pozzuoli

77

Via D. Fontana

73

Materdei

66

Via S. Lucia

77

Via G. Gigante

73

Via Scarlatti

64

Via Bernini

76

Viale Colli Aminei

73

Piazza S. Martino

53

 

Se vuoi saperne di più leggi:

Territorio

Nella Provincia di Napoli, nell'arco di appena un quarantennio, dal 1960 al 2000, la superficie urbana (quella coperta da case, strade, centri commerciali, capannoni ecc.) è aumentata del 350% a fronte di un incremento demografico inferiore al 25%. La perdita di suoli fertili a causa dell'urbanizzazione è un fenomeno estremamente negativo per diversi motivi:

- trasformazione in periferia degradata o in conurbazioni urbane di un territorio di rara bellezza e interesse (paesaggio, storia, arte);

- traffico automobilistico e conseguente inquinamento per il continuo di case in tutto il territorio, che diventa così estremamente difficile servire con mezzi pubblici e con l’instaurarsi del circolo vizioso: case e centri commerciali → aumento del traffico → nuovi assi viari → nuove case e centri commerciali;

- scomparsa di ecosistemi (agrari e non) con la loro varietà di fauna e flora, perché il suolo è la “base” dell’ecosistema;

- alterazione del ciclo delle acque, per la conseguente impermeabilizzazione del suolo;

- perdita del paesaggio tipico della nostra regione (la Campania Felix) fatto di frutteti, vigneti, macchia mediterranea, orti, con gravi danni sul turismo.

Il territorio della provincia di Napoli (ma purtroppo non solo esso) si è trasformato in una specie di terra di nessuno, che non è più campagna ma è priva di ogni qualità urbana, molto spesso alla mercé della criminalità per usi illegali (smaltimento di rifiuti industriali).

Insomma, nel 1960 l'assetto insediativo era ancora grosso modo quello conosciuto da Goethe nel suo viaggio in Italia, con il territorio rurale che costituiva la matrice continua nella quale si trovavano dispersi i centri urbani compatti. Ora è come se il sistema avesse cambiato fase, ed è la città ad essersi trasformata nello sfondo continuo, all'interno del quale si trovano, sempre più spezzettate e degradate, le "isole" di aree verdi residue.

Tale trasformazione appare in tutta la sua drammatica evidenza osservando le carte dell’uso del suolo nella provincia di Napoli dagli anni 60 ad oggi.

Vedi:

Abusivismo: segnalaci le costruzioni abusive

Segnalaci le costruzioni abusive che conosci indicandoci con precisione la tipologia di costruzione (villetta, palazzina, capannone, costruzione di un nuovo piano, costruzione di nuovi vani ecc.), la località e lo stato di avanzamento dei lavori. Noi provvederemo ad inoltrare denuncia alle autorità competenti.

La nostra società, i nostri comportamenti sono sostenibili?


Come si stabilisce qual è lo sviluppo sostenibile e quello insostenibile? Molti scienziati si sono posti questo problema, cercando anche di trovare un metodo per misurare il peso della società umana sull’ecosistema Terra.
Un’equipe guidata da due scienziati americani, Wackernagel e Rees, ha ideato un metodo che sta riscuotendo grande interesse. Il ragionamento che sta alla base del loro metodo è questo: una società sostenibile è quella che in un dato tempo preleva un quantitativo di risorse rinnovabili (vegetali, animali ecc.) pari o minore di quello che la natura è capace di riprodurre nello stesso tempo e che immette nell’ambiente un quantitativo di rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) pari o minore di quello che la natura è capace di depurare. Le risorse che la nostra società preleva dalla natura e i rifiuti che vengono immessi possono essere espressi in superficie necessaria per produrli e per depurarli. Infatti un ecosistema (per esempio una foresta o un campo agricolo o un pascolo) produce un determinato quantitativo di risorse (per esempio legno o prodotti agricoli o Kg di carne) per ettaro all’anno. Lo stesso si può dire per la depurazione: un ettaro di bosco in un anno può depurare non più di un certo quantitativo di anidride carbonica e un chilometro cubico di mare può depurare non più di un determinato quantitativo di inquinanti.
Su queste basi gli scienziati hanno calcolato l’ “impronta ecologica”, cioè la superficie che occorre per produrre le risorse e depurare gli inquinanti di una comunità (ad esempio la comunità umana mondiale), di singole persone o di particolari processi produttivi (per esempio l’impronta ecologica della coltivazione in serra di una tonnellata di pomodori rispetto a quella prodotta a cielo aperto d’estate).

I dati che emergono da questi studi sono di grande interesse.

Per saperne di più, scarica:

  1. l’opuscolo Impronta ecologica
  2. i poster sull´impronta ecologica
  3. la presentazione in power point su Sostenibilità e impronta ecologica

Se vuoi sapere qual è la tua impronta ecologica scarica il foglio di calcolo dell’impronta ecologica e le istruzioni per compilarlo.

Acqua

Una persona, per soddisfare le sue esigenze vitali (bere, lavarsi, preparare gli alimenti), ha bisogno di almeno 15 litri d’acqua al giorno; per una buona qualità della vita ne occorrono però almeno 80 litri.
La disponibilità d’acqua per usi personali è molto diversificata: un cittadino del Bangladesh dispone di circa 45 litri d’acqua al giorno, uno del Pakistan di 58 litri, un italiano di circa 380 litri e uno statunitense di circa 600 litri. Tali differenze dipendono sia da fattori naturali (clima secco o piovoso, piogge distribuite in gran parte dell’anno o concentrate in un breve periodo ecc.), sia da fattori economico-sociali. Gli usi personali, però, incidono poco sul consumo globale d’acqua. La gran parte delle risorse idriche, infatti, viene utilizzata per irrigare i campi (73%) per l’industria (22%) e solo il 5% è quella destinata agli usi personali.
In molti paesi del Terzo Mondo con scarse risorse acquifere lo “sviluppo economico” ha peggiorato la situazione idrica: una volta in questi paesi l’alimentazione era a base di miglio, sorgo, manioca, mais, legumi e altre piante adatte ai climi secchi e ai terreni poveri. Per aumentare la produzione agricola sono state introdotte altre specie (innanzitutto il grano) e i metodi propri dell’agricoltura industriale. La produzione agricola è aumentata, ma ancora di più sono aumentate le richieste d’acqua per l’agricoltura. La situazione è poi maggiormente peggiorata con la produzione di prodotti agricoli per l’esportazione (canna da zucchero, caffè, banane ecc.). La canna da zucchero, per esempio, richiede un quantitativo d’acqua dieci volte superiore a quello del grano. Ecco allora che l’acqua viene “sottratta” alla popolazione per destinarla all’agricoltura, che per di più non serve a produrre gli alimenti per il consumo del piccolo contadino, ma a soddisfare le abitudini voluttuarie degli abitanti dei paesi ricchi, ad arricchire i grandi latifondisti e le multinazionali agricole. Così il numero degli ex contadini (i “senza terra”) è andato sempre più aumentando (attualmente sono oltre 150 milioni) e ancor più è andato aumentando il numero delle famiglie prive di acqua potabile e di servizi igienici.

leggi:

OGM

Quando si parla di ogm ci si sofferma sopratutto sui possibili rischi per la salute. In verità tali rischi sono bassi e riguardano soprattutto i fenomeni allergici. Si parla inceve di meno dei rischi sull’ambiente.
Ricerche di ecologia hanno dimostrato che può bastare l'introduzione perfino di pochi individui di una singola specie a determinare profonde alterazioni dell'ecosistema, fino a vere catastrofi ecologiche. L'introduzione, secondo i progetti delle multinazionali interessate agli ogm, di centinaia, migliaia di specie transgeniche nell'ecosistema Terra non può rischiare alterazioni, danni, catastrofi in questo ecosistema? La risposta delle multinazionali che producono ogm è „Si“. Infatti si battono strenuamente contro la responsabilità civile per i danni arrecati dagli effetti degli ogm sugli ecosistemi.

Se vuoi saperne di più leggi:

Consigli di lettura

Viale Guido: Un mondo usa e getta: la civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà, Feltrinelli 2000
Bologna G.: "Italia capace di futuro" EMI, Bologna, 2000
Wackenagel M: Impronta ecologica: come ridurre l'impatto dell'uomo sulla terra, Ed. Ambiente
Georgescu-Roegen N.: Bioeconomia: verso un'altra economia ecologicamente e socialmente sostenibile, Arianna Editrice, 2003

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